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Investment outlook

A che punto siamo con i dazi

Laura Cooper
Head of Macro Credit and Global Investment Strategist
Tre lezioni dalle recenti mosse delle banche centrali

A che punto siamo con i dazi

Il Liberation Day negli Stati Uniti ha generato molti timori sui dazi e ha scosso profondamente i mercati finanziari. Il presidente Trump ha annunciato una serie di misure tariffarie ampie e reciproche che hanno superato di gran lunga le aspettative del mercato, spingendo a ripensare le prospettive economiche globali. La continua incertezza sulle misure di ritorsione e di negoziazione da parte dei principali partner commerciali degli Stati Uniti crea uno scenario complesso. Facciamo il punto sulle prospettive globali e su come potrebbero rispondere le banche centrali.

Nel tentativo di reindustrializzare l'economia statunitense, il presidente Trump ha annunciato dazi minimi del 10% su tutte le merci esportate negli Stati Uniti, oltre a dazi aggiuntivi per i principali partner commerciali, tra cui Cina, Giappone e Unione Europea. Sebbene Messico e Canada siano stati esclusi, entrambi devono far fronte ai dazi annunciati in precedenza. Nonostante l’annunciata pausa di 90 giorni sui dazi reciproci, le misure aumenteranno le aliquote effettive dei dazi statunitensi a livelli mai visti in un secolo e apriranno la strada a ulteriori cicli di negoziazioni e minacce di escalation. Questo passaggio accelerato verso una maggiore autarchia economica ha ampie implicazioni per l'economia globale.

Il rischio di recessione negli Stati Uniti è in aumento, ma non è ancora lo scenario di base

I principali indicatori economici statunitensi si sono indeboliti e la fiducia dei consumatori è sotto pressione. Le famiglie statunitensi continuano a giocare un ruolo fondamentale per l’andamento delle prospettive. Mentre i dati sull'occupazione retrospettivi hanno mostrato una certa resilienza, il potenziale impatto sulla ricchezza dovuto al crollo dei mercati azionari e all'elevata incertezza potrebbe ridurre la spesa. L'incertezza attuale potrebbe far deragliare la spesa in conto capitale, aumentando i rischi di recessione, tutto questo prima di considerare eventuali misure di ritorsione dei partner commerciali.

Ulteriori minacce di escalation e azioni di ritorsione fanno sì che i rischi di una guerra commerciale globale e i rischi deflazionistici globali a medio termine rimangano elevati.

L'anticipazione delle consegne prima dell'introduzione dei dazi e i rischi di inflazione al rialzo fanno sì che la Federal Reserve rimanga probabilmente paziente e attenda segnali concreti di deterioramento economico. Il rischio principale è rappresentato da significative dislocazioni del mercato che giustificherebbero un piano di intervento. Nel momento in cui scriviamo, i livelli di liquidità nel mercato obbligazionario statunitense sono irregolari, ma i tassi di indebitamento a breve termine indicano un movimento ordinato dei prezzi, e non spingono la Fed a intervenire.

Il team US macro di Nuveen prevede una crescita dello 0,7% per il 2025, con la Fed pronta a tagliare 100 punti base (pb) entro la fine del 2026. L'incertezza attuale, compresa un'escalation delle misure di ritorsione da parte dei principali partner commerciali, rende tuttavia le nostre previsioni soggette a possibili cambiamenti.

Ripensare le prospettive europee alla luce dei rischi di ritorsione

Il 9 aprile sono entrati in vigore dazi del 20% sulle esportazioni europee verso gli Stati Uniti, aggravando i rischi di crescita al ribasso in Europa. Avevamo già considerato un potenziale impatto dello 0,3% derivante dall'incertezza sui dazi nella nostra previsione di crescita dell'1%, anche se gli sforzi sulle misure di ritorsione fatti fino ad oggi potrebbero rappresentare un ulteriore freno per l’economia. L'incertezza sulla persistenza dei dazi giustifica ulteriore cautela. La Banca Centrale Europea non prevede una recessione indotta dal commercio e sembra pronta a proseguire il suo ciclo di tagli in modo dipendente dai dati per sostenere le condizioni finanziarie. Tuttavia, ha richiamato l’attenzione sull'impatto diretto “non trascurabile” che una guerra commerciale potrebbe avere sull'economia.

I mercati hanno aumentato le aspettative sui tagli dei tassi per il 2025 a causa dell'aumento dell’incertezza legata al commercio. Mentre la BCE dovrà bilanciare gli effetti positivi sul sentiment derivanti dai recenti annunci fiscali con le ricadute legate ai dazi, il nostro scenario di base prevede che la BCE riduca il tasso sui depositi all'1,75% nel 2025. I rischi al ribasso per la crescita e il potenziale crollo del sentiment lasciano i rischi orientati leggermente verso il basso.

Rischi significativi in Asia con l'attenzione rivolta alla Cina

L'Asia è destinata a subire l’impatto maggiore dei dazi, con i rischi per la crescita orientati al ribasso, in particolare in Cina, Giappone e Corea del Sud. Sebbene le dinamiche sui dazi sembrino cambiare quotidianamente, al momento la Cina dovrà affrontare dazi del 125%, mentre diverse altre economie asiatiche dovranno far fronte ad aliquote superiori al 10%. Una conseguenza riguarda l’orientamento delle banche centrali della regione. La Banca del Giappone sta ritardando il prossimo aumento dei tassi, mentre altre banche centrali sono pronte a una svolta più accomodante.

L'Asia è destinata a sopportare il peso maggiore dei dazi, spostando i rischi di crescita al ribasso.

In Cina, prevediamo una crescita economica nel 2025 compresa tra il 3,5 e il 4,0%, a seconda delle risposte politiche che il paese metterà in campo. Sebbene l'attenzione del governo cinese si sia concentrata sui consumi, come abbiamo sottolineato il mese scorso, questo deriva dalla volontà di gestire la sovraccapacità nel settore industriale piuttosto che di seguire le tradizionali misure di politica economica occidentali. Pertanto, con i dazi che aumentano la capacità in eccesso, la Cina potrebbe intraprendere azoni più proattive per difendere il proprio obiettivo di crescita.

Anche in altri paesi, tra cui Canada, Australia e Regno Unito, i dazi stanno aumentando le pressioni sulla crescita. I rischi legati ai dazi hanno vanificato il positivo slancio del Canada, che ha tagliato i tassi a più riprese da maggio 2024. Nonostante la forte domanda interna, la Reserve Bank of Australia potrebbe accelerare i tagli a causa dell'incertezza. Sebbene il Regno Unito sia meno vulnerabile ai dazi statunitensi, l'incertezza aumenta i rischi di crescita al ribasso e aggrava il contesto fiscale già difficile. La Bank of England è pronta a continuare il suo ciclo di riduzione dei tassi con tre ulteriori tagli probabilmente quest'anno.

Mantenere la calma e guardare avanti

In prospettiva, sui mercati potremmo assistere a un ulteriore aumento dei timori sulla crescita degli Stati Uniti a causa della continua incertezza politica che pesa sul sentiment. Sebbene le aspettative possano spostarsi verso la speranza di negoziati, ulteriori minacce di escalation e azioni di ritorsione fanno sì che i rischi di una guerra commerciale globale e di una deflazione globale a medio termine rimangano elevati. L'incertezza su come reagiranno le banche centrali, dati i potenziali rischi di inflazione al rialzo a breve termine, si aggiunge a questa volatilità.

La dinamica tra dazi, forza del mercato del lavoro e politiche delle banche centrali continuerà a dettare la propensione al rischio e le strategie di asset allocation, mentre gli investitori si muovono in un contesto in cui i dazi sono più elevati di quanto inizialmente previsto per il 2025.

Anche le considerazioni a lungo termine sui flussi commerciali, gli utili aziendali e il sentiment dei consumatori rimarranno al centro dell'attenzione. Ci saranno opportunità in tutte le asset class, con una gestione attiva e un'analisi fondamentale bottom-up che rimangono cruciali in questo contesto di elevata incertezza e volatilità.

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